Missionarietà fa rima con… natalità
30 dicembre 2020
Don Massimo Rizzi
Articolo
In questi giorni sono raggiunto da auguri di vario tipo: a voce, con mail, messaggi in WhatsApp, classici biglietti augurali, cartoline solidali… (a proposito: c’è tempo fino al 7 gennaio per contribuire ai progetti di natale del CMD… mandate, mandate, mandate cartoline…) post su Facebook…
in particolare alcuni post in Facebook mi hanno colpito e mi hanno portato a scrivere quanto di seguito: un post di don Massimo, missionario a Cuba, che posa ai piedi dell’altare con attorno un nutrito gruppo di giovani; una foto pubblicata da Pietro Gamba sempre in chiesa con un gruppo di ragazzi pronti per una piccola rappresentazione natalizia; e poi anche un brevissimo video in cui uno stuolo di bambini si accalca a favore della camera e grida “Buon Natale”, dopo il count down di don Luca, missionario in Costa d’Avorio.
Auguri inusuali e forse un po’ difficilmente ripetibili qui in Italia: e non faccio riferimento al covid, che non ha permesso assembramenti e presepi viventi, e neppure a quel volto di una Chiesa con ormai un po’ di primavere trascorse, come è la nostra chiesa rispetto alla giovane chiesa cubana (giovane la Chiesa e soprattutto giovani i fedeli).
No, non si tratta di questo: questi auguri mi hanno particolarmente colpito proprio perché giunti in contemporanea ad un’agenzia di stampa che affermava: “ancora un record negativo per la natalità”… proprio così, nei giorni scorsi (per l’esattezza il comunicato stampa datava 21 dicembre), l’ISTAT pubblicava il suo bilancio sulla “natalità e la fecondità della popolazione residente anno 2019”. E proseguiva, nei titoli: Continuano a diminuire i nati; a diminuire sono soprattutto i nati da genitori entrambi italiani; il numero medio dei figli per donna continua a scendere”.
Se in queste settimane tutti ci siamo allarmati rispetto al salire e scendere di un altro indice, l’RT, che indicava la contagiosità del Covid, pochi invece hanno reagito a quest’altro fattore penso addirittura più importante… se il Covid ha contribuito quest’anno a portare ad un livello che non si era mai visto fino ad ora il numero dei morti (700.000, come nell’anno della guerra), la discesa costante dell’indice di natalità, o meglio sarebbe dire di “denatalità”, che per il settimo anno consecutivo, prosegue il suo ribasso.
E non è finita: “La denatalità prosegue nel 2020; secondo i dati provvisori riferiti al periodo gennaio-agosto 2020, le nascite sono già oltre 6.400 in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Anche senza tener conto degli effetti della pandemia di Covid-19, che si potranno osservare a partire dal mese di dicembre 2020, ci si può attendere una riduzione ulteriore delle nascite almeno di 10 mila unità.”, prosegue il rapporto.
Senza parlare poi anche del fatto che il contributo, a questo riguardo, da parte dei cittadini stranieri, i migranti, ancora definiti extracomunitati, sta diminuendo: purtroppo non potremo dire che non si stanno inculturando o che non stanno assumendo le nostre abitudini…
Sarà la mia scarsa attenzione ai giornali e ai media, ma mi è parso che la notizia, a mio parere preoccupante, non abbia avuto il debito rilievo e la considerazione dovuta.
Non sono un operatore familiare, e neppure mi occupo di maternità: tuttavia i racconti che ci giungono dalla missione quando è in ballo una vita sono sempre molto emozionanti e coinvolgenti… l’ultimo in ordine di tempo è quello dell’ambulanza che grazie all’aiuto delle suore del convento di Zogno è stata regalata ad una diocesi in Rwanda: il tutto nato dall’esperienza di due persone che hanno visto morire una partoriente perché non aveva avuto la possibilità di raggiungere l’ospedale per partorire.
Dunque missionarietà fa rima con natalità? Penso che i nostri missionari che si confrontano quotidianamente con alcune fatiche legate alla maternità, siano testimoni di una speranza che in quelle terre è sempre e comunque viva, anche a fronte di difficoltà molto concrete.
Che la riduzione del tasso di natalità sia un segno di una mancanza di speranza e di sguardo benevolo e lungimirante sul futuro?
Il Dio che si è fatto bambino doni nuovamente alla nostra società il desiderio di vita che si esprime nel coraggio di mettere al mondo un figlio.