Señor, tengo alma misionera,
condúceme a la tierra
que tenga sed de Dios.
La Bolivia è sempre stata nel mio cuore, sin da quando, da bambina, mio zio tornava dai suoi viaggi di volontariato con souvenir e numerosi racconti di paesaggi meravigliosi, montagne maestose, campesinos e culture accoglienti e pacifiche.
Per questo, il mio sogno è sempre stato quello di viaggiare per il mondo ma non come una comune turista: io volevo dare un piccolo contributo, dare un po’ del mio tempo, mettermi in ascolto e a disposizione degli altri. Così un giorno ho preso la decisione che era giunto il momento di partire in missione per un viaggio di volontariato in Sud America.
E fu così che nell’estate del 2020, ho contattato Fulvio Diploma, allora referente del progetto Bolivia presso il Patronato San Vincenzo di Bergamo. Al telefono Fulvio mi ha illustrato la realtà della missione di Cochabamba con la quale lui collaborava: la Ciudad de los Niños. Da subito ho capito che, prima o poi, sarei andata proprio lì. E da quella calda e afosa giornata di giugno, non ho mai abbandonato l’idea di diventare missionaria in Bolivia.
Purtroppo il 2020 è stato l’anno della Pandemia, il che ha chiaramente reso impossibile che il mio sogno si realizzasse, ma più i mesi passavano, più la sete di conoscenza di questa Terra cresceva dentro me.
Se, a luglio del 2022, sono finalmente riuscita a coronare il mio sogno, è solo grazie alla pazienza e al supporto di Fulvio, il quale mi ha seguita in questi anni dandomi speranza e soprattutto facendomi conoscere la realtà del CMD di Bergamo. A febbraio ho iniziato a seguire una serie di corsi di formazione promossi dal centro missionario, e poi, a fine luglio, ho potuto partire per la Bolivia non da sola, come pensavo di fare inizialmente, bensì con un gruppo di giovani.
Fare parte del centro missionario ed essere a mia volta missionaria, anche se solo per un’esperienza breve, mi ha fatta sentire parte di “qualcosa di più grande”, mi ha dato la possibilità di conoscere dei giovani che, come me, condividevano un sogno, mi ha fatta sentire parte di una grande famiglia, la famiglia cristiana e mi ha dato la possibilità di entrare in relazione con alcune realtà, per certi aspetti, molto lontani dalla mia.
La mia esperienza in missione si è svolta durante il mese di agosto 2022 alla Ciudad de los Niños di Cochabamba. Ciò che più mi ha colpito di questa realtà è stata la grandissima accoglienza che abbiamo ricevuto sin dal nostro arrivo in aeroporto, un tipo di accoglienza familiare e speciale che sarà difficile dimenticare perché i bambini e i ragazzi della Ciudad ci hanno donato i loro sorrisi e ci hanno fatto conoscere il “loro mondo” in modo così naturale che poi, al momento della nostra partenza, è stato molto difficile salutarsi.
So però che i ricordi dei giorni vissuti a Cochabamba, i ricordi delle giornate in ludoteca, dei pranzi nelle casitas, le messe di Padre Basilio, il catechismo con la Hermana Maria Augusta, e i sorrisi dei bimbi, resteranno per sempre vividi nel mio cuore.
La Ciudad di Cochabamba è un luogo meraviglioso, la prima impressione che ho avuto entrando nelle casette è stata quella di varcare la soglia di casa, perché ho trovato, sorprendentemente, un ambiente familiare, accogliente e sereno.
Sì, sono stata in Bolivia solo un mese, non ho cambiato il mondo, né la vita di nessuno, però questi bambini a me l’hanno cambiata la vita. Ho iniziato a capire che il modo di vivere al quale ero abituata non è l’unico modo possibile e soprattutto che non è il migliore. Ho realizzato di essere una ragazza fortunata perché vivo in un Paese in cui i bambini hanno cibo a sufficienza, in cui non c’è povertà per le strade; nel mio Paese i bambini non vengono ripudiati, abbandonati né maltrattati all’ordine del giorno. Tutto questo mi ha fatto riflettere.
Adesso che sono tornata in Italia, ho scelto la via del silenzio e della scrittura per riflettere e rielaborare quanto vissuto in missione. Questi miei pensieri sono un modo per tentare di ragionare, un modo per cercare di raccogliere le idee e metabolizzare quanto vissuto il mese scorso.
Concludo invitando i giovani a partire, a donarsi un po’ agli altri. La paura non è altro che uno stimolo che ci sprona a superare ciò che ci blocca e ci tiene legati ad una certa situazione, magari facile però per questo noiosa: chiunque dovrebbe partire e scoprire che, nel mondo, esistono tante realtà che meritano di essere incontrate e, solo viaggiando, si può scoprire che ciò che si riceve è davvero un dono prezioso e dobbiamo saper far tesoro di quanto riceviamo o riceveremo. Io chiamo questo sentimento, gratitudine, che altro non è che la riconoscenza verso qualcosa che ci è stato donato gratuitamente.
Per finire, tengo a ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo viaggio, tutti coloro che mi sono stati vicini nella mia decisione, grazie a coloro che mi hanno sostenuta, in primis la mia famiglia e le persone del centro missionario. Un grande grazie va anche ai giovani missionari che hanno condiviso con me l’esperienza in Bolivia e a tutti coloro che vivono e lavorano alla Ciudad di Cochabamba e ai missionari, laici e non, che ho avuto la fortuna di incontrare lungo la via.
Che altro dire se non «Hasta pronto, Bolivia»!
Nicole Manzolini