I mesi della pandemia in Algeria
Una solidarietà che annulla le differenze e ristabilisce le priorità
C’è qualcosa di diverso da dire rispetto alle molte cose già lette e ascoltate? Anche qui le solitudini, le lontananze, le frontiere chiuse, le cure insufficienti. Un lavoro di assistenza instancabile, le solidarietà sorprendenti, le relazioni diverse.
La riduzione dei contatti, diverso ritmo del tempo, aspetti spirituali nuovi. Anche qui e forse soprattutto qui il lavoro che manca, i progetti impossibili e, questo proprio qui, l’Hirak che si scioglie. Quasi niente di diverso, ma la vita si può sempre raccontare.
La Giornata internazionale Vivre en-semble en paix.
Era tutto pronto: alla Casa Diocesana un grande spazio en plein air, appena ristrutturato, attendeva almeno 200 partecipanti. Ma il Festival dell’Intercultura 2020 previsto per il 16 maggio è stato annullato come tutte le manifestazioni.
Tuttavia non potevamo perdere l’occasione, ecco allora l’idea di celebrare online con un video insieme alle associazioni giovanili con cui lavoriamo in partenariato, per dire la nostra volontà di lavorare per un mondo di pace che sa convivere nella differenza.
Sulle note di questa melodia The prayer di Céline Dion e Andrea Bocelli (Sogniamo un mondo senza alcuna violenza, un mondo di giustizia e di speranza), giovani cristiani e musulmani hanno cantato in arabo, in inglese, in francese, in italiano; suonato strumenti diversi, mandato messaggi e foto. Durante tutta una settimana, sulla pagina Facebook di Caritas, sono stati pubblicati altri video, secondo la creatività di ciascuno.
L’impegno della Caritas di Algeri.
Quando il 15 marzo Caritas ha chiuso le attività, ben presto hanno cominciato ad arrivare richieste di aiuto. Allora ci siamo organizzati, in particolare per la distribuzione di pacchi alimentari, destinati ai beneficiari Caritas e poi ai richiedenti asilo e ai rifugiati segnalati dall’Alto Commissariato dei Rifugiati, alle famiglie di quartieri poveri, ai lavoratori confinati nei loro cantieri.
Abbiamo lavorato insieme, cristiani e musulmani, suore e associazioni laiche, in un sincero slancio di solidarietà. E poi la produzione di mascherine degli atelier della promozione femminile: tutte vendute in meno di un’ora dal post su Facebook. Siamo arrivati presto a circa 5.000 mascherine, molte distribuite gratuitamente a studenti, migranti, persone in necessità, altre vendute a compagnie aeree, ambasciate e privati.
La vita dei nuovi monaci di Tibhirine.
Raccontano: «Il monastero si è chiuso alle visite dal 18 marzo, alle persone che venivano a fare giornate di preghiera, ai gruppi… è diventato molto tranquillo. La polizia passa ogni tanto a chiederci se va tutto bene…Il lavoro continua nei campi, tempo di semina primaverile.
Siamo cinque, tre sorelle, un fratello, un sacerdote. Come comunità monastica, diamo molto tempo alla preghiera, ma ora è divenuta più calma e più attenta: il nostro modo di essere in solidarietà con chi sta soffrendo. Dio sta parlando? Stiamo accogliendo la Parola che ci viene detta, la Grazia che passa?».
don Mario
Missionario