60° di cooperazione missionaria

Perché celebrare il 60° anniversario di cooperazione missionaria
della Chiesa di Bergamo?

Per riflettere sullo stile di missionarietà della Chiesa di Bergamo;
ringraziare il Signore per il dono di questi 60anni;
sognare un futuro illuminato dal presente;
assumere sempre più consapevolezza di essere Chiesa in uscita.

“Pieni di gioia…”: come i 72 discepoli che ritornano dalla missione. Con questo slogan ci apprestiamo a vivere un anno caratterizzato dal ricordo di 60 anni dall’inizio dell’esperienza missionaria della Chiesa di Bergamo.

L’11 ottobre 1962 (proprio nel giorno in cui Giovanni XXIII apriva a Roma il Concilio Ecumenico Vaticano II) partivano in nave da Genova don Berto Nicoli e don Luigi Serughetti, i primi due sacerdoti bergamaschi inviati in Bolivia; dopo più di un mese di viaggio giungevano sulle Ande boliviane… erano i primi due di un grande drappello, come aveva detto mons. Piazzi, rivolgendosi a mons. Prata, vescovo ausiliare artefice della missione bergamasca in Bolivia.

Da alcuni decenni la Chiesa stava vivendo un profondo e profetico rinnovamento; cominciava a guardare oltre i propri confini e comprendeva che la missione, l’annuncio del Regno, non potevano essere “appaltati” solo ad alcuni istituti missionari preposti.

In Bolivia questa consapevolezza si realizzò in breve tempo: nel giro di pochi anni si aggiunsero ai primi due sacerdoti, alcune suore e alcuni volontari, desiderosi di offrire il loro aiuto! Già nel 1977 si contavano in Bolivia circa 40 presenze bergamasche: una enorme ricchezza, sicuramente per la Chiesa boliviana, ma certamente anche per la Chiesa bergamasca che si arricchiva di un dono di fede ricevuto attraverso l’invio di tanti suoi figli.

L’apertura della Chiesa di Bergamo non si fermò alla Bolivia: nel giro di qualche anno anche dalla Costa d’Avorio giunse l’appello di un aiuto, dell’invio di sacerdoti per quella Chiesa tanto giovane e tanto bisognosa di guide. Era il mese di gennaio 1976: i primi due sacerdoti bergamaschi furono inviati nella sconosciuta diocesi di Abengourou.

Ma non era ancora finita: nel 1999 il vescovo Amadei iniziava una nuova missione a Cuba! La sua Chiesa tanto impoverita da 50 anni di regime comunista si stava risvegliando. Fu l’allora papa Giovanni Paolo II che, erigendo una nuova diocesi nell’isola caraibica, chiedeva alla Chiesa di Bergamo, attraverso il suo Nunzio Apostolico, l’invio di un paio di sacerdoti.

In questi brevi tratti possiamo ritrovare la sintesi di una storia che, come tale, ci permette di leggere tra le righe un’incredibile ricchezza di fede che è andata via via crescendo ed arricchendo mutualmente le diverse Chiese.

La nostra diocesi si affaccia a questo anniversario con immensa gratitudine al Signore: legge un passato ricco di coraggio, di fiducia e di fede; vive un presente fecondato dalle scelte del passato e sogna un futuro ancor più carico di doni, assumendo sempre più consapevolezza dell’essere Chiesa in uscita, anche grazie alla cooperazione missionaria.

Ottobre 2021-ottobre 2022: una data, una serie di appuntamenti, eventi e celebrazioni, una rinnovata occasione di formazione, ma soprattutto tempo prezioso per assumere maggior consapevolezza di essere Chiesa in uscita. La cooperazione missionaria, che oggi si rinnova, ci aiuti a ritrovare la linfa vitale dell’annuncio, affinché la vita che accade qui, e che non può ignorare la vita che sta accadendo in Bolivia, Costa d’Avorio, Cuba e in tutto il mondo, ricolmi di gioia ogni scelta ed ogni esperienza.

Don Massimo e l’equipe del CMD

IL LOGO PER IL SESSANTESIMO ANNIVERSARIO DELLE MISSIONI DIOCESANE

L’elaborazione grafica nasce dai suggerimenti promossi dai ragazzi del Centro Meta del Patronato San Vincenzo.

Il numero sei dato dal disegno del mondo e da una freccia a spessore crescente che da esso parte e va nella direzione dello skyline di Città alta è seguita da una seconda freccia semicircolare che forma idealmente la cifra dello zero, ingloba lo stesso profilo cittadino e punta al mondo. La suggestione principale è quella di uno scambio incessante e sempre reciproco, audace e appassionato tra la realtà bergamasca e il globo. Una ricchezza in uscita che necessariamente ritorna moltiplicata in una contaminazione virtuosa resa anche dalla miscelazione tra le due tinte utilizzate, il rosso e il giallo, colori della città e della provincia di Bergamo, ma anche i colori della passione e della follia.

A sessant’anni dall’avvio della missione diocesana tanto si può dire, tranne che nella nostra terra sia venuta meno la sensibilità missionaria, l’affetto che la lega ai suoi figli che sono stati – e continuano a essere – inviati per il mondo con una buona notizia da annunciare.

Con l’augurio che questa reciprocità venga alimentata sempre di più!