Missionarietà fa rima con… In-comunicabilità

Missionarietà fa rima con… In-comunicabilità

23 Maggio 2020 – don Massimo Rizzi
Fotografie di Michele Ferrari

Articolo

Ci sono rime che funzionano alla perfezione, metricamente, ma che poi, proprio non ci stanno nella realtà delle cose… missione fa rima con incomunicabilità?
È davvero un mondo così lontano, quello della missione, da non essere tra noi comunicabile?
È la prima volta, dopo diversi mesi, che la comunità cristiana si ritrova a celebrare insieme. Anche se in modo piuttosto limitato, sono in molti che certamente hanno desiderato questo momento dopo settimane di digiuno eucaristico, dopo diverse domeniche di messe multimediali, molto virtuali, e speriamo anche almeno un poco virtuose.

In questo periodo il calendario liturgico ci fa celebrare, quasi provvidenzialmente, la solennità dell’Ascensione, per regalarci una presenza che oggi sentiamo ancora più fisica, mentre celebriamo quell’assenza del Signore che ha reso possibile la sua presenza sacramentale.

Don Luca, don Gianni, don Angelo, don Marco e don Massimo durante una celebrazione eucaristica nella missione di Angibilékrou, Costa D’Avorio
novembre 2019

In questa occasione la Chiesa ci invita anche a pregare per tutto il mondo della comunicazione sociale, gli operatori dei mezzi massmediatici di cui tanti di noi sono diventati utenti, talvolta anche un po’ bulimici, non solo in queste settimane, senza quasi più esser capaci di farne a meno.

Nelle settimane passate, grazie a questi mezzi abbiamo potuto incontrare molte persone, mantenere relazioni abituali, anche se mediate, e riprendere quelle relazioni lontane quasi da farle diventare immediate: la mediazione della rete ci ha avvicinato e forse la pandemia ci ha spronato a raggiungere quanti erano lontani, non solo fisicamente, ma anche nel tempo e nei legami.

Tutti utenti di questi mezzi, ma molti si sono trasformati, in questi giorni, anche in registi provetti, attori da oscar, divulgatori da prima pagina dei migliori rotocalchi.

Proprio così: da utilizzatori, per quanto necessario, dei mezzi di comunicazione, ci siamo trasformati in esperti di questi mezzi, o quantomeno ne abbiamo fatto grande uso; non solo in modalità download, ma anche e soprattutto upload.

Con risultati simpatici, a volte emozionanti, ma altrettante volte un poco preoccupanti;
con l’esito nefasto per cui, se un tempo ci veniva detto Cogito ergo sum, oggi sempre di più si insinua in noi la tentazione del Video ergo sum.

Dovremo allora riconoscere che non capita a caso questa giornata delle comunicazioni sociali, quanto piuttosto in maniera provvidenziale, mentre cerchiamo di riprendere quella socialità non più mediata dallo schermo, ma sempre comunque a distanza di sicurezza.

Abbiamo fatto uso di questi mezzi, forse anche facendo di necessità virtù, ma ora ci accorgiamo che questi non erano solo mezzi per veicolare la comunicazione, ma erano essi stessi a vincolarla e costringerla in parametri forse non così adatti alla comunicazione che crea comunione, al tessere storie di nutrimento per l’uomo.

Nel nostro comunicare forse non ci siamo accorti che questo mondo dei cosiddetti “social” non poteva essere preso come una replica del reale, ma che era e rimane un mondo con sue proprie regole (quante gaffes, quantomeno da parte mia in questi giorni, nella comunicazione, riscoprendomi proprio un non-nativo-digitale), un mondo da abitare, un mondo da evangelizzare, un mondo con cui evangelizzare.

Missionarietà oggi fa rima anche con questo: con il bisogno di comunicazione e quella capacità di comunicabilità che sappiamo propria del vangelo, ma che al tempo stesso dobbiamo far continuamente nostra, perché il mondo cambia continuamente, proprio come noi stessi.

L’esperienza vissuta nelle scorse settimane ci renda coscienti di un bisogno di missionarietà anche nei mondi digitali, superando la paura di quello che non è ormai più ignoto, ma rimane sempre luogo di possibilità del vangelo.

Ps: anche noi del CMD negli scorsi mesi ci eravamo soffermati sul tema della “comunicabilità” della Missione, proprio per questo avevamo pensato di vivere il Convengo Missionario di quest’anno attorno ad alcuni temi specifici, e tra questi quello della comunicazione mass-mediatica, chiedendo l’aiuto a chi nella nostra diocesi riflette su questi temi e ci aiuta ad abitare questi mondi.

Il fatto di non aver potuto celebrare il Convegno non ci fa venir meno il desiderio di ritornare su queste tematiche per aiutare i gruppi missionari del vangelo a raccontare la missione come una storia che si rinnova e per questo ci nutre e ci rinnova.

don Massimo Rizzi
direttore del Centro Missionario Diocesano – Bergamo

Celebrazione della Prima Comunione in una piccola comunità del campo. Bolivia, 2012