SottoSopra – Cre Grest 2010

Dettagli iniziativa

La terra del mondo

Parliamo di terra…
Impossibile pensare la nostra esistenza senza terra!
Impensabile un futuro senza terra!
Inesistente una cultura senza terra!
Irreale una storia senza terra!

La Proposta del Centro Missionario Diocesano

Parliamo di terra…
Impossibile pensare la nostra esistenza senza terra!
Impensabile un futuro senza terra!
Inesistente una cultura senza terra!
Irreale una storia senza terra!

Madre Terra l’ha chiamata il Poverello di Assisi “Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fior et herba”. I missionari, in qualsiasi parte del mondo si trovano, sono testimoni privilegiati di popoli e culture che dalla terra fanno dipendere la loro sussistenza: la terra determina i ritmi della giornata, offre vita o regala sofferenza, dona cibo abbondante, ma a volte restituisce il nulla… È bello ascoltare i missionari, che raccontano di uomini e donne, di bambini e giovani che compiono la loro esistenza cercando di cogliere dalla terra tutto ciò che può donare; sono racconti appassionati e commoventi, sono racconti veri!

Lasciarsi coinvolgere da questi racconti ci permette di riassaporare la bellezza della ricchezza della nostra Madre Terra! Chissà: forse non sono proprio così lontani dalla nostra vita! Grazie a Dio!

Obiettivo: la proposta è rivolta ai ragazzi del CRE. La declinazione della stessa, in modo che sia adeguata all’arco di età dei ragazzi, è lasciata alla discrezione degli animatori.

L’invito è di compiere un viaggio fantastico incontro ai popoli che vivono a stretto contatto con la terra e da essa fanno dipendere la loro sussistenza. Sono fornite alcune semplici e brevi notizie dei Sem Terra del Brasile, dei Tuareg del deserto del Sahara, degli aborigeni dell’Australia, dei popoli andini che venerano la Pachamama.
Per ognuna di queste popolazioni si suggerisce una attività o un gioco.

“Il libro della missione”

Il Centro Missionario Diocesano offre tutta la sua disponibilità ad incontrare i CRE, portando la ricchezza del mondo missionario che si racconta attraverso chi sta vivendo la vita della missione. Prendendo contatti con la segreteria si può chiedere l’intervento di missionari (sacerdoti, religiosi, laici) che aiuteranno i ragazzi ad aprire il libro della missione scoprendo in essi la meravigliosa storia che Dio ha scritto sulla terra di tutti i popoli del mondo.

I Sem Terra del Brasile

“Ci hanno lasciato solo una stanza! Solo 10 anni fa la mia famiglia viveva in una fattoria; niente di speciale, ma sicuramente più dignitosa di questa catapecchia…”.
È una parte del racconto che José ha fatto della sua vita a padre Luigi! La famiglia di Josè ha subito la stessa sorte di migliaia di contadini che da piccoli proprietari terrieri, si sono trovati, di punto in bianco, defraudati della loro proprietà.
La famiglia di Josè fa parte del movimento dei Sem Terra (Movimento dei Senza Terra).

Cosa è successo?
In poche e semplici parole, visto che non siamo a scuola, è successo che alcuni, pochi, ricconi (latifondisti), si sono impossessati delle terre cacciando i contadini che, con molta cura a molto amore, avevano fino a quel momento coltivato la terra. La famiglia di Josè, come tante altre, senza poter opporre resistenza, hanno dovuto abbandonare le loro terre e le loro case.
I ricconi hanno raso al suolo tutte le colture e hanno imposto le loro leggi:

  • monocolture per l’esportazione: canna, caffè, agrumi, banane, cacao, cotone, soia, … (i brasiliani, grandissimi produttori di caffè, sono costretti a comprare il caffè dagli stranieri, perché quello che producono è tutto destinato all’esportazione!);
  • molte terre lasciate improduttive;
  • hanno costruito enormi strade distruggendo tutto ciò che incontravano sul loro cammino!
  • Hanno obbligato i contadini, piccoli proprietari, a porsi alle loro dipendenze come mezzadri, con salari da fame.

I contadini ormai senza più la terra, si sono associati ed è nato il Movimento Sem Terra.
I loro obiettivi sono:

  • far conoscere a molte persone la loro situazione, così da potersi liberare dallo sfruttamento dei ricconi;
  • ridare bellezza alla terra del Brasile, coltivandola nel modo corretto, senza sfruttarla all’inverosimile;
  • avere di nuovo la possibilità a tante persone a coltivare la terra;
  • limitare i danni alla natura rovinata dalla costruzione senza criterio di strade e infrastrutture inutili.

 

Le proposte

  • “loratoriorivive”: ogni gruppo è invitato a far pulizia! Muniti di sacco, al via la raccolta di carte e cartacce. Tempo 5 minuti per fare piazza pulita. Il gruppo che avrà raccolto più sporcizia vince la sfida. La proposta si può estendere a tutti i giorni del CRE: e se ci fosse una classifica per il gruppo più “ecologico”?
  • “terra mia”: di solito i cartelloni dicono cosa non si può fare; oggi invece sbizzariamoci per trovare ciò che si può fare per un mantenere un bell’oratorio pulito e ordinato. Il decalogo del rispetto dell’ambiente sarà il frutto del lavoro.
  • Gioco: si prova a mettere in gioco l’allontanamento dei contadini dalle loro piccole proprietà. Si divide il gruppo in due sotto gruppi diseguali: ai pochi viene dato un pallone leggero, ai tanti nulla. I pochi (ricconi), possono colpire i tanti piccioli che non possono difendersi, ma devono solo evitare di farsi colpire; una volta colpiti, sono costretti a uscire dal gioco. Al termine di cinque minuti si conclude il gioco: ci si siede a gruppetti e si fa una brevissima riflessione sul gioco, evidenziando l’ingiustizia e la scorrettezza dei ricconi. Se il gruppo è particolarmente grande si possono utilizzare anche due palloni.
  • Un’uscita nei luoghi più belli del paese o del quartiere per vedere con occhi nuovi la natura che ci circonda.

I Tuareg nel deserto del Sahara

“E chi l’ha detto che nel deserto non c’è anima viva?” Sono le parole di padre Alberto, missionario in Mali che ha avuto la possibilità di vivere alcuni anni nel deserto del Sahara e si è accorto che il deserto, non è deserto… anzi… “Nel deserto ho incontrato i Tuareg, una popolazione che vive nomade e che, spostandosi tra le dune, crea i suoi accampamenti vicino alle oasi”, dice padre Alberto: ” Sono prevalentemente musulmani, praticano l’allevamento e, purtroppo, molte volte, si verificano gli scontri tra le tribù a causa di razzie di animali”.
Incuriosito da questa tribù così particolare, mi sono fatto amico di alcuni di loro e ho cercato di capire qualcosa di più di questa popolazione così affascinante, che ha come casa il deserto. Ecco alcune curiosità:

  • Le loro tribù sono divise in classi sociali o ceti; la società tuareg è molto gerarchizzata. Al suo interno si distinguono tre caste principali: gli appartenenti alle tribù nobili, gli appartenenti a tribù vassalle, gli schiavi.
  • I Tuareg, anche se sono musulmani, possono sposare una sola donna. Il futuro marito porta alla famiglia della sposa una dote composta da dromedari. La tenda e il suo arredamento sono forniti alla coppia dalla famiglia della sposa. La coppia di sposi deve appartenere alla stessa casta.
  • I Tuareg sono anche soprannominati “Uomini Blu”, con riferimento alla tradizione degli uomini di coprirsi il capo ed il volto con un velo blu, di cui rimangono alcune tracce sulla loro pelle.
  • Gli uomini della comunità hanno imparato a mangiare e a bere senza togliersi il velo. Il velo è d’obbligo solo per gli uomini, mentre per le donne è necessario un velo che copre solo la testa.
  • I giovani, abitualmente, si rasano la testa, mentre gli adulti, maschi e femmine, portano i capelli lunghi e intrecciati.

 

Le proposte

  • Un tuareg deve prendere moglie, siccome la futura sposa è bellissima, deve consegnare alla famiglia della sposa 7 dromedari. La sposa abita molto lontano e portare i sette dromedari è un’impresa non certo facile, calcolando che si aggiunto anche un contendente… Si divide il gruppo in due sottogruppi: in ogni gruppo si sceglie un ragazzo (lo sposo e il contendente) che devono portare i dromedari (7 altri ragazzi del sottogruppo). Il percorso è contrassegnato da molti ostacoli. Il gioco è una staffetta con il percorso pieno di ostacoli e difficoltà. Vince la squadra che riesce in minor tempo a consegnare i sette dromedari alla famiglia della sposa.
  • Concorso di bellezza: è indicato soprattutto per i più piccoli. Con i colori a dito blu, ci si dipinge il volto; uno scatto e …. nella cornice (la cornice è realizzata con il cartone degli scatoloni).

Gli aborigeni dell'Australia

Data di nascita: 50.000 anni fa!
Anno più, anno meno, nel 48.000 prima di Cristo arrivarono dall’Indocina all’Australia, i primi uomini. Vennero in seguito chiamati “Aborigeni”, nome che significa “dall’origine”.
Si stabilirono dapprima sulle coste, poi, per poter sopravvivere ai vari conquistadores, arretrarono verso l’interno dell’isola. Ancora adesso ci sono gli aborigeni: alcuni si sono spostati nelle città e hanno assunto lo stile di vita occidentale, altri invece sono rimasti nell’entroterra, mantenendo le tradizioni e le usanze dei loro antenati. Hanno una religione animista, cioè adorano Dio che si presenta nella natura. Il loro desiderio è di rimanere legati alla terra e a tutto ciò che essa può regalare: non è sempre possibile questo!
Molte tribù stanno scomparendo perché non ci sono più le condizioni naturalistiche e climatiche di un tempo: i corsi d’acqua vengono prosciugati dai grandi industriali che canalizzano i fiumi a loro piacimento; la foresta viene ripulita, molti alberi abbattuti per fornire di materie prime le ditte; le nuove malattie non lasciano scampo; i più giovani, attratti da uno stile di vita più comodo, abbandonano le tribù.

Le proposte

  • Quando si parla di aborigeni la nostra fantasia corre subito a uomini che danzano ricoperti di ciondoli, collane…. La proposta è un laboratorio finalizzato alla realizzazione di collane particolarissime e coloratissime. I ragazzi portano da casa bottoni colorati, pendenti, monili che non servono più, piccoli oggetti colorati…. Tutto ciò che può facilmente essere utilizzato per infilare una collana. Il laboratorio ha la finalità di realizzare collane da regalare alle proprie mamme oppure da utilizzare nella serata conclusiva.
  • La danza del sole, della pioggia, dell’agricoltura….: utilizzando semplicissimi e rudimentali strumenti di percussione, inventare i movimenti per una sorta di danza. Ogni gruppo, che rappresenta una tribù particolare presenta la sua danza agli altri.
  • Grazie a Dio per il creato: è proprio il caso di dirlo! Dando voce a tutti gli aborigeni di oggi e di ieri che hanno vissuto grazie alla terra proviamo a a scrivere una preghiera, a inventare un piccolo ritornello…. Attraverso il quale dire grazie al Signore per il dono della natura. Qualche preghiera sarà proposta a tutti in un momento particolare del CRE.
  • Sempre per rispettare la natura: incaricare un gruppo di ragazzi a realizzare contenitori per la raccolta differenziata in oratorio. Il gruppo poi si impegna a smaltire correttamente i vari rifiuti.

La Pachamama delle popolazioni andine

L’estate scorsa sono andato in Bolivia; con padre Andrea ho visitato alcune comunità sulle Ande. In tutte le comunità ho visto una cosa stranissima: prima di qualsiasi brindisi, il responsabile della comunità (una sorta di sindaco), prima di portare il bicchiere alla bocca, versava un po’ del contenuto in terra! Che senso ha? Spiegami padre Andrea! “È un rito delle popolazioni Quechua e Aymara: versare il primo goccio alla terra significa rendere partecipe la Madre Terra (la Pachamama) alla festa, ringraziando per tutti benefici che concede e ricordare nel contempo tutte le persone passate”.

Pachamama significa in lingua quechua Madre terra. Si tratta di una divinità venerata dagli Inca e da altri popoli che abitano l’altipiano delle Ande. Pachamama è la dea della terra, dell’agricoltura e della fertilità.

Padre Andrea ha continuato per farmi capire meglio: “Nel mese di Agosto le popolazioni andine, tutt’ora praticano il culto del ringraziamento alla Pachamama, restituendo alla madre terra il nutrimento che essa fornisce loro. Viene scavata un’enorme buca nella quale, tutte le famiglie pongono alimenti, cibo e pietanze che vengono appositamente cucinate. Ognuno dei partecipanti versa una porzione di cibo, ringraziando la madre terra. Al termine la buca viene completamente ricoperta, e ogni persona depone una pietra. Al termine si forma una vera e propria montagnola di sassi. Solitamente si sceglie sempre un luogo piuttosto alto per fare questo rito, per far sì che sia il più possibile vicino al Sole (Inti)”.

Dalla madre Terra dipende la sussistenza di queste popolazioni delle Ande e alla Madre Terra è necessario restituire la primizia di tutto (ecco perché il capo comunità versa le prime gocce in terra). Nelle popolazioni Quechua e Aymara, importantissima è la figura del saggio, colui che insegna e comunica la spiritualità alle giovani generazioni, attraverso l’insegnamento orale.

Le proposte

  • Recuperare immagini delle Ande e dei villaggi andini e invitare i ragazzi a una sorta di “ricostruzione dell’ambiente andino”. Utilizzando materiale che si trova nello spazio dove si trovano i ragazzi, far ricostruire in terra i villaggi, gli animali, e, se si conosce qualche persona proveniente dalle zone andine, invitarlo a condividere questo momento (bello sarebbe che portasse i suoi costumi tipici. E visto che le popolazioni delle Ande amano fare festa, improvvisare una festa. Un unico bicchiere che il responsabile della comunità (in questo caso l’animatore), primo della fila riempie di acqua: versa la primizia dell’acqua in terra e poi, dopo aver bevuto il primo sorso, passa il bicchiere agli altri del gruppo.
  • La Chiesa di Bergamo è stata generosa nel donare alla terra andina di Bolivia molti missionari sacerdoti, suore e laici. Alcuni sono disponibili ad incontrare i ragazzi più grandi per raccontare la storia affascinante delle civiltà precolombiane che hanno determinato la formazione delle attuali tradizioni.
  • Da alcuni anni nella nostra città di Bergamo è nata una nuova parrocchia che ospita prevalentemente latino-americani: sono una ricchissima fonte di feste, musiche, danze…. Una proposta è conoscere questa realtà incontrando i responsabili e coloro che la frequentano.
  • Nella trasmissione orale del villaggio di Tica-Taca, è successo un pasticcio: il ragazzo non ha ascoltato bene il messaggio che ha donato il saggio e ora…. Si propone il classico gioco “telefono senza fili”; se il gruppo è costituito da ragazzi grandi, la frase da trasmette sarà un po’ più lunga e complessa.
  • Sulle Ande la terra dona solo patate e cipolle! Tra i due villaggi di Tapacary e Irpa Irpa si è aperto un contenzioso: quale terra produce più patate? Si divide il gruppo in due sottogruppi omogenei; nel tempo di 10 minuti devono far crescere più patate possibili: utilizzando carte da riciclo o giornali vecchi fanno delle palline (delle dimensioni delle patate); un po’ di nastro adesivo perché non si sfaldino e una pennellata di colore (facoltativa). Ovviamente vince il villaggio che produce il numero maggiore di patate “buone da mangiare”.
  • I bambini dei villaggi, che non hanno tutto il giorno impegnato con la scuola, il calcio, la danza, lo sci…., inventano i giochi con quel che hanno. Le cipolle sono un ottimo oggetto per giocare. Dato che la cipolla fa piangere, è necessario tenerla in mano meno tempo possibile. La cipolla per il nostro gioco, altro non è che una pallottola di carta costituita da più strati: tra uno strato e l’altro vi è un bigliettino con una penitenza. Una musica da il ritmo del passaggio della cipolla da una mano all’altra; quando la musica si stoppa il ragazzo con la cipolla in mano compie la prima penitenza… il gioco continua così fino alla conclusione di tutti i biglietti.

Un gesto concreto di solidarietà

Parliamo di terra…
Impossibile pensare la nostra esistenza senza terra!
Impensabile un futuro senza terra!
Inesistente una cultura senza terra!
Irreale una storia senza terra!

È possibile affiancare a queste attività, una raccolta di materiale che poi invieremo nella missione diocesana di Cuba oppure a qualche altra realtà missionaria che è particolarmente bisognosa.
Cosa è possibile raccogliere?

  • Materiale scolastico e didattico (quaderni, astucci, pastelli, pennarelli, album per il disegno…) per il Senegal.
  • Materiale igienico-sanitario (doccia schiuma, shampoo, saponi, dentifrici, borotalco, spazzolini da denti…) per Cuba.
  • Pasta e riso per l’Eritrea.
  • Un euro per ogni partecipante al CRE (bambini, adolescenti, giovani, il don) per acquistare sementi per la terra.
  • Un euro per ogni partecipante al CRE (bambini, adolescenti, giovani, il don) per sostenere il Movimento dei Sem Terra in Brasile.

Chi aderisce alla proposta è pregato di comunicarlo alla segreteria del Centro Missionario Diocesano, per organizzare al meglio la raccolta.