P. Luigi Carrara, martire e beato
La Chiesa di Bergamo si unisce alla gioia della famiglia, della comunità natale di Cornale di Pradalunga e dei missionari Saveriani nel celebrare la beatificazione di un figlio di questa terra generosa che la Chiesa universale ha voluto riconoscere, insieme ai suoi fratelli martiri, come modello di vita e di fede.
Padre Luigi Carrara è stato proclamato beato il 18 agosto 2024 ad Uvira, nella Repubblica Democratica del Congo.
Prossimi appuntamenti
La formazione
03/03/1933, una data non difficile da memorizzare: Luigi Carrara nasce a Cornale di Pradalunga (BG), trascorre un’infanzia serena tra la scuola, la famiglia e l’oratorio, è orientato ad una vita ordinaria, imparare un mestiere, formare una famiglia. Ma un giorno, quasi all’improvviso, manifesta ai sacerdoti della sua parrocchia l’idea di poter diventare missionario, così a casa si decide per fargli continuare gli studi iscrivendolo nel seminario dei Saveriani nel vicino paese di Pedrengo.
Luigi ha 14 anni, nonostante qualche difficoltà iniziale con gli studi non vuol mollare, i superiori ne attestano le qualità e lo incoraggiano a proseguire fino al sacerdozio, Così continuano per lui gli studi classici a Poggio san Marcello (Ancona) e poi a Desio (Monza Brianza) e poi quelli teologici a Parma.
Il 5 ottobre 1961 riceve con grande gioia sua e della sua famiglia l’ordinazione sacerdotale proprio nella casa madre di Parma. A fine anno riceve la sua prima (e unica!) destinazione, il Congo, prima a Baraka (sul lago Tanganyka) e poi a Fizi (a 1400 metri di altitudine), quasi al confine con il Burundi. Sono zone in cui i Saveriani stanno istituendo diverse missioni, consapevoli di poter aiutare enormemente la popolazione soprattutto in questa fase storica tra la faticosa e sanguinosa uscita dall’esperienza coloniale e gli inizi dell’indipendenza. Anche a causa dei disordini politici la sua partenza non è immediata.
La missione
Ma nel settembre 1962 finalmente arriva il momento di realizzare il suo sogno: la missione! Il mondo in Congo (le condizioni di vita, la situazione sociale, ecc.) è drammaticamente diverso rispetto a quello italiano. Anche per padre Luigi affrontarlo richiede tempo, ma nello stesso tempo c’è tanto da fare: la gente ha bisogno di confidarsi e confessarsi, i bambini hanno bisogno di una palla scassata per giocare (p. Luigi ne ha sempre una appena ricucita), c’è la messa da celebrare, c’è il kiswahili da imparare. E poi ci sono le strutture da costruire: chiese, alloggi, spazi comunitari. Non rimane molto tempo libero.
Dopo qualche mese occorre che anche p. Luigi inizi ad andare nei villaggi circostanti per la pastorale ordinaria, perché gli stessi bisogni che egli stesso ha riscontrato nella missone ci sono anche a distanza di qualche giorno di cammino, di qualche montagna da valicare e di qualche fiume da guadare. Il tutto rigorosamente a piedi, accompagnato da qualche guida locale esperta. Durante queste uscite missionarie padre Luigi sperimenta sia la diffidenza, sia la provvidenza e la riconoscenza della gente che gli offre continuamente cibo e alloggio. Lui contraccambia con quello che di più prezioso ha: la vicinanza, l’affetto, la parola di Dio e l’eucaristia.
Il martirio
Il Paese non è mai stato tranquillo a livello sociopolitico in quegli anni, anche pochi mesi prima della partenza di p. Luigi era stata scritta una triste pagina di storia (anche) italiana: il brutale assassinio di 13 aviatori italiani in una missione di pace dell’ONU. Ma dal 1964 la situazione pian piano scivola verso una guerra civile e in questa zona del Kivu la milizia dei “Simba”, ostile al governo in carica, sta seminando il panico tra la popolazione. Indottrinati dal marxismo materialista ateo rivoluzionario i guerriglieri, che fino a poco tempo prima frequentavano le parrocchie cattoliche in cerca di pane, ora con un’arma in mano hanno ora il compito di porre fine agli “inganni” delle religioni. Fin dall’inizio del 1964 si ha notizia di religiosi assassinati, sono situazioni ancora sporadiche che però hanno un picco vertiginoso alla fine di novembre contro il clero locale, ma soprattutto contro i missionari stranieri. A decine vengono assassinati, proprio a causa della loro fede.
Così il 28 novembre 1964 un gruppo armato arriva a Baraka dove in quel momento si trovano fratel Vittorio Faccin e p. Luigi, poi andrà a Fizi dove ci sono p. Giovanni Didoné e l’abbé Albert Joubert. Erano già capitate incursioni di questo tipo nelle missioni, spesso finivano con una razzia di cibo e di qualsiasi cosa ritenessero avere un qualche valore economico. Ma in quei giorni era iniziata la carneficina e i missionari erano ben consapevoli che stavolta sarebbe potuta andare molto peggio.
A Baraka p. Luigi sta confessando nella chiesa quando scorge che appena fuori i ribelli parlano animatamente con fratel Vittorio: gli chiedono di chiamare anche p. Luigi e di salire entrambi in auto per andare a Fizi per essere uccisi insieme agli altri. Fratel Vittorio cerca di prendere tempo ma viene raggiunto da tre colpi al petto. Padre Luigi si precipita fuori dal confessionale e si china sul fratello morente. Anche a lui la richiesta di salire in auto per andare a Fizi, ma lui risponde «Se mi vuoi uccidere preferisco morire qui vicino al Fratello», sono state le sue ultime parole, inginocchiato accanto a fratel Vittorio.
Guglielmo Camera, P. Luigi Carrara,
(con prefazione di mons. Francesco Beschi)
Edizione 2016, Postulazione saveriana
Alberto Comuzzi, Beato Luigi Carrara. Missionario saveriano martire in Congo
Velar, 2024, pp.48
€ 5,50
Lisa Zuccarini, Benedetti ragazzi. Vita e pensieri dei beati Faccin, Carrara, Didoné e Joubert, martiri in Congo
Berica editrice, 2024, pp. 198
€ 14,50
Beato Luigi Carrara (a cura di p. Faustino Turco sx), Epistolario
Postulazione saveriana, 2024, pp. 204